Teatro Bolivar, Napoli

NAPUCALISSE

04.12.2022

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NAPUCALISSE
04/12/2022 h.20:00
Teatro Bolivar - Napoli


NAPUCALISSE

(oratorio in lettura)

di e con Mimmo Borrelli

musiche dal vivo Antonio Della Ragione

L’allegoria è fin troppo chiara: l’uomo vesuviano, il napoletano messo in condizioni di inferiorità di ghettizzazione sociale, di ingiuria spesso raziale, nel non ritenersi accettato dallo stato, nel non ritenersi stato nel ritenere lo stato un occupatore, nel ritenere lo stato la sua famiglia è un individuo destinato ad esplodere, è una bomba che cammina, distruttiva autolesionista nell’arrangiarsi sempre.
Questa esplosione è contagiosa, come la ramificazione a grafo ad albero di una nube ardente, colonna del mondo vorace che tutto travolge al tutto da' pace. Contagiosa nella condivisione della paura di reagire. Napoli è una città in perenne guerra, ormai da secoli; è una città in perenne emergenza; in perenne sacco di avventori che usano questa emergenza per speculazioni milionarie; in perenne vergogna legata al filo dell’indifferenza, i cui testimoni inermi come spettatori ne scavalcano il ricordo, deragliando in qualcosa di sconosciuto, rispetto al quale è meglio essere indifferenti nel farsi i fatti propri, poiché si è indifesi; in perenne coscienza di tutto ciò senza reagire; in perenne pulcinellesca attesa di un padrone da servire, in cambio dell’elemosina di qualche beneficio; in perenne preghiera per il miracoloso avvento di un liberatore che non verrà mai; in perenne coscienza di essere un porto franco, comodo per le dissennate politiche di usurpatori del potere di stato; in perenne sopravvivenza gitana di un popolo che si è contraddetto poiché ormai fermo, in sofferenza ma con la morfina dell’inevitabile mancanza di speranza rispetto all’agognato, ma sempre più propagandato, ma lontano cambiamento.
Ma non c’è più tempo. La livella che abbatterà tutto si sta destando. Siamo allo scolo residuale della più laida SPERANZA, dove le leggi misantrope del più forte e la consequenziale collera del più debole ha fatto diventare questa città un ghetto all’insaputa di chi la abita.
Napoli è il luogo ideale per perdere la speranza. Il nostro metronomo piroclastico lo sa.
Lo sanno anche alcuni dei suoi abitanti che invocando le grazie delle sette madonne Vesuviane messe a guardia per placare con lui dialogano come in un sabba in cui ci si chiede se è giusto sopravvivere andare avanti in questa città o se sia più giusto che questa città compia il suo destino suicidandosi tra le fauci del suo tutore lavico.
Viviamo un’illegalità estrema che non ci permette di alzare la voce.

NELLA RABBIA DI COMBATTERE SEMPRE DALLA PARTE DEL TORTO….
Il problema è che al sud non possiamo neanche combattere per la legalità, ma per una dignità nell’illegalità ed è questo il dramma.
Il Vesuvio è un coro ubriaco, sbronzo sino all’orlo ’i malepatenze, prima o poi vomiterà tutto il suo rancore verdiato e biliare: essere stato creato per questo, radere al suolo i residui di un popolo gitano che proprio per il fatto di essersi stanziato prima o poi soccomberà assistendo inerme alla propria estinzione. Ma forse sto già monologando, dunque è opportuno concludere, aggiungendo soltanto un ultimo consiglio: questo canto disperato vorrebbe essere un esorcismo, senza isterie collettive, una purga morale degli SCHIANTI, le INGIUSTIZIE, gli AMORI, i TRADIMENTI, il sempre più invadente ODIO, che sempre più ci divide in tante tribù in conflitto, ’nzomma un elogio della vita, costantemente in punto di morte sin dalla nascita, sulla vita che dopo millenni di pedinamenti ancora ci sfugge…

Un vecchio saggio pulcinellesco, sveglia il gigante dormiente, dei bambini risalgono la cresta, sette anime votate alle sette madonne vesuviane si interpongono in un concertato serrato a difesa o a istigazione, a favore o a sfavore dell’annullamento della città più incoerente di bellezza del mondo.
Poiché talmente bella allo specchio da non sopportarsi nello sfregio del viso deturparsi.
Ogn’uno si ergerà con le proprie arie a difesa del pubblico che rappresenta il referente ideale di questa città. Ogn’uno avrà il suo parere, ma le fughe da comporre sono terribili poiché alla resa dei conti bisogna anche sentire e dire ciò che nessuno mai vorrebbe udire.
Ma restano i bambini: di fronte a loro anche la natura si fermerà? In voci bianche d’innocenza saranno capaci di continuare?
Capaci di cambiare le intonazioni del vivere civile?

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il BIGLIETTO RIDOTTO è acquistabile solo presso il botteghino del Teatro

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